La mostra ha come protagonista Pietro Paolo Rubens (Siegen 1577 – Anversa 1640), artista famoso e di centrale importanza per la storia dell’arte europea, ma ancora poco o parzialmente conosciuto in Italia, spesso considerato semplicemente “fiammingo”, nonostante il suo soggiorno nella penisola dal 1600 al 1608 lasci un segno indelebile nella sua pittura, che rimarrà vitale in tutta la sua vasta produzione artistica.
Infatti, l’Italia è fondamentale per Rubens, così come Rubens per l’Italia: a lui si devono i primi segnali della nascita del Barocco che si diffonde in espressioni altissime in ogni regione. Un’influenza che tutta la critica gli riconosce ed esalta al punto che Bernard Berenson ama definirlo “un pittore italiano”. I suoi rapporti con Genova, Mantova, Venezia e la sua vicenda romana ci permettono di ricostruire il filo che lo lega così profondamente alla cultura italiana, che resterà il tratto d’identità per tutta la sua produzione successiva.
La rassegna allestita al piano nobile di Palazzo Reale a Milano mette in evidenza i rapporti di Rubens con l’arte antica e la statuaria classica e la sua attenzione verso i grandi maestri del Rinascimento come Tintoretto, Correggio, e soprattutto fa conoscere la straordinaria influenza esercitata dal grande Maestro sugli artisti italiani più giovani, protagonisti del Barocco come Pietro da Cortona, Bernini, Lanfranco, fino a Luca Giordano.
Per rendere chiaro e lineare questo tema complesso un prestigioso comitato scientifico internazionale composto da Eloisa Dodero, David Jaffe, Johann Kraeftner, Cecilia Paolini, Alejandro Vergara e Anna Lo Bianco, a cui si deve la curatela della mostra, ha selezionato un gruppo di opere assolutamente esemplificativo di questi temi, con confronti il più possibile evidenti tra dipinti di Rubens, sculture antiche, opere di alcuni grandi protagonisti del Cinquecento e di artisti barocchi: un corpus di oltre 70 opere, riunito grazie a prestigiosi prestiti internazionali.
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